Nell’urto violentissimo dell’ecclesiastica e della civile potestà, i due capi facevano il più violento abuso dell’autorità e della forza. Ne abusava Federigo con imporre ai sudditi pesantissimi tributi contro le leggi e farli esigere con estremo rigore; con gravare particolarmente gli ecclesiastici, con ispogliare le chiese delle cose più preziose, per sovvenire all’enormi spese di quella guerra; con punire crudelissimamente, non che gli stranieri a lui nemici, che cadevano nelle sue mani, ma gli stessi sudditi, della cui fede sospettava. Se è da credere al Fazzello, i tre fratelli Teobaldo, Francesco e Guglielmo di Sanseverino, che parteggiavano pel papa, presi, furono d’ordine di Federigo fatti morire con atroci tormenti, e le mogli coi piccoli figli mandate nelle carceri di Palermo, vi perirono. Assicura egli che nel 1514 furono rinvenuti nei sotterranei del real palazzo di Palermo due cadaveri di quelle matrone, integri, con tutte le vesti, ed egli stesso li osservò. Ma non adduce veruna prova dì essere stati quelli i cadaveri delle mogli dei Sanseverino.
Abusava anche più il pontefice dell’ecclesiastica potestà con dichiarare decaduto dal trono anche Corrado re di Germania, solo per esser figlio di Federigo; con bandire una crociata contro di lui; con dare indulgenze a giumelle a coloro, che pigliavano le armi in questa impresa, che si osava chiamar santa; con sottoporre a gravissime tasse tutte le chiese della cristianità, per sostenere una guerra tutta profana.
XII. - Ardevano in tale incendio la Germania e l’Italia, quando re Federigo imperadore, venuto in Sicilia nel novembre del 1249 col piccolo Arrigo suo figliuolo, nato da Elisabetta di Inghilterra sua terza moglie, avuto dal parlamento nuovi sussidi per la guerra, chiamati dall’Affrica altri cinquantamila Saracini, ritornò in Puglia.
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