Fermatosi nel castello di Fiorentino, colto ivi da fiera dissenterìa, si morì addì 13 di dicembre 1250, dopo di avere ricevuta l’assoluzione della scomunica dall’arcivescovo di Palermo. Prima di morire scrisse il suo testamento, nel quale dichiarò suo successore nell’impero e nel regno di Sicilia, Corrado re di Germania suo primo figliuolo, al quale, nel caso che fosse morto senza figli, volle che succedesse Arrigo; e morto costui senza prole, Manfredi, al quale confermò la concessione prima fattagli del principato di Taranto, della contea di Montescaglioso Tricarico e Gravina e la città di Monte Santangelo e tutte le concessioni fattegli in Germania, a patto di riconoscerle dal primogenito Corrado. Legò allo stesso Manfredi diecimila once. Ordinò che lo stesso restasse bailo del regno di Sicilia, nel caso che il maggior fratello stesse in Germania od altrove. Lasciò ad Arrigo il regno d’Arli o quello di Gerusalemme a scelta di Corrado e centomila once. Ordinò che si spendessero centomila once per una crociata; che si restituissero i beni e coi beni la libertà alle chiese; che i Siciliani di qualunque condizione fossero liberi ed esenti dalle collette, come lo erano stati nel regno di Guglielmo II; che fossero in tutto reintegrati i dritti e le franchigie, che i conti ed i baroni godevano ai tempi di quel buon re; che si pagasse quanto egli avea tolto in presto; che fosse restituito quanto era stato tolto alla chiesa romana, purchè essa restituisse i dritti dell’impero. Ordinò finalmente che il suo cadavere fosse tumulato nel duomo di Palermo, cui lasciò cinquecent’once, invece delle quali il suo successore concesse a quella Chiesa i feudi di Grattieri e d’Isnello (362).
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