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      Questo salutare principio tenne sempre presente; e tutte le sue leggi, anche quelle bandite prima delle costituzioni, tendono a questo nobilissimo scopo. Già in un parlamento convocato in Capua nel 1220 era stata sancita la legge di demolirsi le castella, che i baroni, senza sovrana concessione, aveano eretto ne’ loro feudi dalla morte del re Guglielmo II in poi; altri provvedimenti per la conservazione dell’ordine pubblico furono stanziati l’anno appresso, nel parlamento di Messina. Ma la guerra coi Saracini di Sicilia, la malaugurata spedizione d’oltremare, l’invasione delle truppe pontificie, le fazioni suscitate dal papa accrebbero a più doppi il disordine; nè le aspre guerre, che indi seguirono, diedero agio al re imperadore di recare a compimento i suoi alti disegni; ma non sì tosto fu conchiusa la pace con papa Gregorio nel 1230, che egli pose l’animo a recare ad effetto la grand’opra. Pietro delle Vigne per suo incarico compilò tutte le leggi dei re normanni e quelle pubblicate o che intendea pubblicare lo stesso Federigo. Il nuovo codice fu dato a discutere al parlamento convocato in Melfi. Nel giugno del 1231 cominciò la discussione; addì 22 del seguente agosto il codice fu pubblicato (363).
      II. - A frenare la licenza nei disordini pubblici introdotta, ed ogni violenza contro le cose e le persone, con legge espressa fu minacciata la pena della perdita della vita e di tutti i beni a chiunque osava ricorrere all’armi e muover guerre private nelle private contese (364). Per prevenire poi tali delitti, si vietava a tutti il portare spade, pugnali, lance, scudi, corazze, mazze ferrate ed ogni maniera d’armi, eccetto i cortigiani e coloro ch’erano impiegati nel servizio del principe.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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