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      Fu stabilito oltracciò in ogni provincia un maestro procuratore, il cui incarico era il fare ricerca di tutti i beni fiscali alienati, accertar le denunzie, ed intese le parti, avutone ordine dalla corte; incorporarli; sopravvedere l’amministrazione dei fondi del demanio che potea dare a fitto per cinque anni, potendo solo dare ad enfiteusi le paludi e que’ luoghi silvestri, che non erano addetti ai reali usi ed ai pubblici pascoli; amministrare i granai, le pesche, i pascoli, le masserie, gli armenti reali e tutti i beni che ricadevano al fisco, eccetto i beni feudali di ogni maniera ed i fondi che appartenevano ai castelli ed ai sollazzi del principe.
      Le memorie de’ tempi fanno anche menzione del maestro portulano, che soprantendea al commercio marittimo; del maestro fondachiero, che avea in custodia i fondachi, nei quali si riponeano le derrate che doveano gabellarsi; del raccoglitore del denaro, che al real tesoro dovea pervenire; e d’altri simili officiali; ma questi e tutti gli altri, di cui sopra si è detto, erano soggetti ad una corte suprema, detta Magna Curia Ratiorum composta da’ maestri ragionieri, che si dicevano rationales magnae curiae, e da più ragionieri.
      Questa corte suprema, la quale, comechè per la prima volta apparisca nel regno di Federigo I, non è improbabile che avesse avuto più antica origine, fu ne’ tempi d’appresso detta tribunale del real patrimonio: a’ suoi membri fu dato il nome latino di maestri razionali; ed esercitò più ampie facoltà giudiziarie ed amministrative; ma nella sua origine non ebbe altra facoltà che quella di rivedere i conti di tutti coloro, che esercitavano offici di amministrazione e decidere in appello le cause decise da’ segreti, ed a tale oggetto era stato ai maestri ragionieri aggiunto un giudice assessore che si diceva judex officii rationum.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Magna Curia Ratiorum Federigo I