Il parlamento, in cui furono per la priva volta chiamati i rappresentanti delle città e terre demaniali fu convocato nel 1240 in Foggia pel dì delle palme. Federigo vi chiamò tutti i giustizieri del regno, ed ordinò loro di portar con essi due nunzî di ogni città ed uno d’ogni castello, compresi nella rispettiva provincia, e di ricapitare le lettere che loro mandava, dirette alle città di Palermo, Nicosia, Trapani, Castrogovanni, Piazza, Caltagirone, Lentini, Agosta, Siracusa, Catania e Messina in Sicilia, ed altre di Calabria e di Puglia, che per ispecial onorificenza volle direttamente chiamare (428). Con ciò venne ad alterarsi la costituzione del parlamento, che d’allora in poi non fu più interamente feudale.
Ciò non però di manco è da credere che Federigo a ciò si sia indotto per allargare i dritti e l’influenza del popolo; chè anzi ebbe nel far ciò in mira il principio, che regolava tutta la sua legislazione, cioè di rendere men contrastata la sovrana potestà, col contrapporre l’influenza popolare alla potenza feudale. Ma nel dare al popolo tale influenza andò assai cauto, perchè la sua autorità non potesse per altra parte pericolare ed i comuni siciliani non seguissero lo esempio delle città italiane, che allargando bel bello il governo municipale, s’erano finalmente costituite in repubbliche. Nè questo era un vano timore. Cominciava già a sorgere nelle città siciliane l’uzzolo di novità, sì che alcune di esse a voce di popolo sceglievano potestà, consoli, rettori, ad esempio delle città italiane.
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