Ne accusò e ne fece punire alcuni e smascherò le frodi di tutti. Al tempo stesso veniva spargendo nel popolo la cognizione de’ suoi naturali ed inalienabili dritti. La vastità del suo sapere, la purità de’ suoi costumi, la dignità dal suo contegno, la sua eloquenza, davano tal peso al suo dire, che movea a senno suo la moltitudine. I chiliarchi, discreditati e senza forza, furono abbattuti, ed in quella vece fu dato il governo ad un senato di cinquanta cittadini, tratti da tutte le classi, che si rinnovava ogni tre anni.
Glorioso divenne allora il nome d’Empedocle in Sicilia ed in Grecia; una statua gli fu eretta in Agrigento, che, per venerazione si teneva coperta; i ritratti di lui si tenevano in tutte le case e si menavano in trionfo di città in città; quando si recava ai giuochi olimpici (ed ogni anno solea recarvisi), tutti lo additavano come uomo straordinario. Pure le famiglie nobili di Agrigento, non potendo sgozzare l’onta d’essere state escluse dal governo, cominciarono a dargli mala voce, spargendo nel popolo, ch’egli faceva cose straordinarie coll’ajuto di genî malefici, che avea appreso ad evocare in Egitto ed in Persia. Indi avvenne che molti in quell’età lo dissero mago. Era Agrigento allora afflitta da frequenti epidemie; conobbe Empedocle esserne cagione un vento che spirava da ostro sopraccarico di maligni vapori, che facendosi strada per le gole di certi monti, veniva a corrompere l’atmosfera; fatta chiudere quella gola, le epidemie cessarono. Gravi malattie regnavano in Selinunte per le paludi, che di estate restavano nel vicino fiume; per consiglio d’Empedocle furono introdotte in quelle le acque di due vicini fiumi e d’altri rigagnoli; così non potendo più impaludare le acque, l’atmosfera venne purificata.
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