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      Una donna caduta forse in asfissìa, era tenuta morta dai medici: Empedocle trovò argomenti che la richiamarono in vita. Tutto ciò fu attribuito a magìa.
      Non contenti a discreditarlo così i suoi nemici, nè potendo trarne aperta vendetta, forse occultamente lo misero a morte e sparsero poi la voce d’essersi egli gittato a capo chino nel cratere dell’Etna, che ivi a pochi giorni eruttò uno dei suoi calzari di bronzo. La qual favola, accreditata dall’essere ignoto il luogo e il modo della sua morte, fu per secoli in voga. Delle tante opere che il grand’uomo scrisse, per lo più in versi, restano oggi solo i frammenti di due poemi sulle purgazioni e sulla natura.
      III. - Ma le circostanze felici, che fecero venire in fama tali uomini, presto cambiarono. Selinunte ed Imera furono dai Cartaginesi distrutte; Agrigento saccheggiata e diserta; Siracusa tornò alla tirannide sotto Dionigi, che la tramandò al figliuolo; e sul loro esempio tutte le altre città, che non erano a Cartagine o ai Dionigi soggette, ebbero un’altra volta tiranni. Non però le lettere e le scienze vennero meno, che anzi favore ebbero dai due tiranni. Che che voglia dirsi del carattere del vecchio Dionigi, è fuor di dubbio d’essere egli stato uomo assai colto e vago di conversare coi dotti. La sua corte era frequente di filosofi e letterati illustri, siciliani e stranieri. La bramosia di riportare il premio per le sue poesie è prova evidente del suo amore per le lettere. Comechè perduto nei vizî e ne’ sozzi piaceri, non dissimile di lui si mostrò in questo il figliuolo.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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