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      Erano i teatri così inerenti ai pubblici costumi degli antichi, che i più tristi avvenimenti potevano spegnere la poesia lirica, filosofica, epica, non mai la drammatica. E noi possiamo argomentare il poco favore, ch’ebbero le lettere in quell’età dal vedere che di soli poeti drammatici il nome sia giunto a noi. Poeti comici furono Apollodoro da Gela, Eudosso, Filemone, Rintone da Siracusa; e tragico Sosicle della stessa città.
      I filosofi, ove non si dian pensiero di politica, sono in alcun modo al coverto della rea influenza delle circostanze. Le pubbliche ed anche le private calamità difficilmente distolgono il matematico da’ suoi calcoli, il naturalista dalle sue osservazioni, il fisico dalle sue esperienze; ed il filosofo speculativo è il più tenace di tutti nei suoi sillogismi. Però anche sotto Agatocle e fra tante pubblice vicende professava filosofia Timagora da Gela, Aristocle ed Evemero da Messina, Simmia ed il cinico Monimo da Siracusa.
      Ma le stesse vicende che arrestano il progresso delle altre facoltà, offrono larga materia allo storico. E gli avvenimenti di Sicilia dalla CIX alla CXXVI olimpiade furono di tal momento, che meritavano d’essere registrati da storici di gran polso; e tali furono Dicearco, storico e filosofo, e Lico da Messina, Callia da Siracusa, Timeo da Tauromenio, che furono le fonti dalle quali attinsero le loro notizie sulle cose di Sicilia Diodoro e Plutarco.
      Pur se un breve periodo di prosperità sul principio di quest’epoca valse a tener viva la face della scienza, anche nelle avversità che seguirono; è facile il pensare quanto ebbero le lettere a fiorire in mezzo secolo di pace e di prosperità, che godè la Sicilia sotto Gerone II. Fu questa l’epoca d’Archimede; nè accade dir altro per provare d’essere allora le scienze giunte alla più alta meta.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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