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      Con quanto studio avesse voluto re Federigo imperadore favorire le lettere, è manifesto dallo avere egli sancito espressamente un corpo di leggi per la sicurezza degli agricoltori, de’ naviganti, studenti e de’ letterati in Italia (461). Ben conosceva egli che ogni premio è vano a far fiorire l’industria e gli studî, ove manca la sicurezza personale.
      Come per le cure di questo principe e di Manfredi suo figliuolo le lettere siano venute in fiore nella corte di Palermo, lo mostra l’Alighieri «Primieramcnte esaminiamo (dic’egli) il volgare siciliano, perocchè pare che esso volgare abbia avuto fama sopra gli altri; conciossiacchè tutti i poemi, che fanno gl’Italici, si chiamano siciliani; e troviamo molti dottori di quel regno avere gravemente cantato, come in quella canzone.
      Amor, che l’acqua per lo foco lassi,
      «e l’altraAmor, che lungamente m’hai menato.
      «Ora questa fama della terra di Sicilia, se drittamente guardiamo, appare che solamente per obbrobrio degl’Italiani principi sia rimasa: i quali, non più al modo degli eroi, ma alla guisa della plebe, seguono la superbia. Ma Federigo Cesare ed il ben nato suo figliuolo Manfredi, illustri eroi, dimostrando la nobiltà e drittezza della sua forma, mentrechè fu loro favorevole la fortuna seguirono le cose umane e disdegnarono le bestiali. Il perchè coloro, che erano di alto cuore e di grazie dotati, si sforzarono d’aderirsi alla maestà di sì grandi principi; talmente che in quel tempo tutto ciò che gli eccellenti Italiani componevano, tutto primamente usciva alla corte di sì alti monarchi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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