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      II. - Fallite le sue speranze, saputo che re Corrado disfatto il conte d’Olanda, s’accingeva a venire con nuove forze in Italia, papa Innocenzio, lasciato Lione, venne in Italia, per dar cuore ai Guelfi; e perchè in Roma numerosi e potenti erano i Ghibellini, non s’attentò di entrarvi, e si fermò in Perugia. Re Corrado, fatto ogni appresto, nell’ottobre del 1252 giunse in Verona ed ivi a lui venne ad unirsi la gente di Cremona, Pavia e Piacenza città ghibelline. Imbarcatosi poi in Venezia, addì 26 d’agosto dello stesso anno pose a Siponto, quindi venne a Barletta; e tosto corse ad attaccare i conti d’Aquino e di Sora, che aveano levato lo stendardo pontificio. Disfattili, mise a ferro ed a fuoco Aquino, Sessa, Arpino, Sora, Sangermano e tutto lo sventurato paese soggetto a que’ due. Capua spaventata gli aprì le porte; non così Napoli, più confidente nei soccorsi del papa; intantochè re Corrado ne imprese l’assedio addì 1 dicembre del 1251, e non prima della fine di settembre dell’anno appresso la città s’arrese. Durante tale assedio, papa Innocenzio mandò messi al re per ammonirlo a non molestare più oltre le città; Corrado rispose a costoro, che il papa avrebbe fatto meglio a ben governare le persone della testa rasa (474).
      Sin dal primo momento che re Corrado venne nel regno, si diede ad onorar grandemente il fratello Manfredi, e grato a lui si mostrava per la maniera, con cui avea governato il regno nell’anno scorso dopo la morte del comun padre. Ma tali amorevoli sentimenti non durarono a lungo: forse per le male arti di Pietro Ruffo, il quale, venuto da Sicilia col principe Arrigo, per complire il re, temendo non Manfredi avesse al maggior fratello palesate le suo inique mene col papa, si diede a screditarlo ed a stillare nell’animo del maggior fratello sospetti, che, attesi gli alteri spiriti del minore, di leggieri appigliarono (475).


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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