Manfredi, avanti che perder tutto coll’opporre una inutile resistenza, tentò di trarre alcun vantaggio dalla volontaria sommessione. Con tal intendimento fece sapere a papa Innocenzio di non avere egli alcun pensiere di opporsi alla sua occupazione del regno; essere anzi egli pronto a darglielo in balìa; pregarlo solo a considerare di essere egli comun padre de’ fedeli e particolarmente difensore de’ pupilli; e però tenesse in considerazione i dritti del pupillo Corradino che mettea volontariamente se e il suo regno nelle sue mani; e però proponea, che il papa occupasse il regno e lo tenesse sino alla maggiorità di Corradino, senza nulla innovare e senza pregiudizio dei dritti rispettivi. Papa Innocenzio fu lieto di una proposizione, che lo metteva in possesso del regno senza contrasto; e sicuro che, quando che fosse, poteva rompere qualunque promessa, aderì al partito proposto e si mise in via per entrare nel regno. Manfredi venne a trovarlo in Ceperano, presso il confine gli baciò i piedi, e per maggiormente onorarlo, venne addestrando la sua mula sino al guado del Garigliano.
Addì 29 di giugno del 1253 papa Innocenzio entrò in Napoli, prese il possesso del regno in nome della Chiesa e spedì ordini a tutti i baroni e le città di venire a prestargli omaggio. Tale era l’odio di quel popolo contro i Tedeschi ed i Saracini, che la novità cagionò generale letizia in tutta la Puglia (477). Il papa mostrava di voler il maggior bene del mondo a Manfredi; gli restituì le contee e le baronie, che Corrado gli avea tolto, grandemente l’onorava.
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