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      Manfredi, seguendo quel consiglio, si mise tosto in via; camminava per incogniti sentieri, per ischivare la gente, che ne andava in traccia, e i luoghi, in cui poteva essere soprappreso. Prima di giungere a Nocera scrisse al moro Giovanni, che comandava la città, chiedendogli ricovero e difesa; ed al tempo stesso persone travestite mandò per esplorare qual era l’animo del popolo saracino verso di lui. Di ritorno, costoro riferirono che tutti que’ Saracini si mostravano a lui affezionati.
      Era quel Giovanni figliuolo di una schiava africana, che serviva nel real palazzo di Palermo; nella prima età fu anch’egli destinato a quei bassi servizî, che convenivano alla sua manuale condizione; ma, perchè in tutto si mostrava solerte, Federigo, che facea sempre tesoro di begl’ingegni, ove che ne avesse trovati, lo istruì, e malgrado la deformità del volto, lo tenne tanto caro che cominciò a dargli più elevati incarichi, ne’ quali mostrò sempre non ordinaria capacità; e però grado a grado lo promosse finalmente alle distinte cariche di gran camerario e di maestro secreto. Morto Federigo, Corrado gli diede il comando di Nocera. Costui, con perfidia affricana, da una mano rispose al principe, promettendogli ricovero e favore, e dall’altra corse ad avvertire il papa dello arrivo di lui, a pattuire la vendita della città. Lasciò a comandare in sua vece un Marchesio, al quale diede ordine severo d’impedire ad ogni patto l’ingresso del principe in città. Manfredi, perchè la sua numerosa comitiva non desse ombra ai Saracini, lasciati gli altri nel castello di Bibiano, poco discosto, con soli tre scudieri s’accostò a Nocera.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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