Ottimo divisamento, se quell’esercito non fosse stato papale; perocchè, come il principe corse a grandi giornate per ridursi in Nocera, nissuno ebbe cuore di venir fuori, per tenergli il passo. Provveduto alla difesa di Nocera, venne Manfredi ad occuparsi dall’altro lato di Foggia. Per tal modo l’esercito pontificio si trovò chiuso tra’ Saracini di Nocera, che lo guardavan da un lato, e l’esercito del principe, che lo chiudeva dall’altro; ed il cardinale che tanto sicuro era di dovere senza molestia assediar Nocera, che, sin dal suo arrivo in Foggia, mettea nelle sue lettere la data: Dall’assedio di Nocera, si trovò in quella vece strettamente assediato egli stesso.
Il marchese Bertoldo sempre doppio ed infido sempre, volendo in quella lotta tenersi a due capi, era venuto fuori da Foggia con ottocento cavalli prima che il principe fosse giunto in Nocera. La ragion di tale sua mossa, che disse al cardinale, era di richiamare all’obbedienza del pontefice Bari e le altre città della bassa Puglia e trarne quei soccorsi di gente e di derrate, di che l’esercito di Foggia avea mestieri. Di soppiatto poi, giunto in Trani, ove stanziava la Isalda sua donna, figliuola del marchese Lanza, e però stretta congiunta del principe per ragione di sua madre, per lo mezzo di lei aprì una corrispondenza con Manfredi, mostrandosi bramoso di rappacificarsi con lui. Intanto palesamente raccogliea viveri, denaro e gente per l’esercito pontificio. Fatta una sufficiente raccolta, accresciuta la sua schiera, venne a Siponto; ma l’esercito del principe gli chiudeva il passo, per recarsi in Foggia; cercò farsi strada colla giunteria, scrivendo al principe, che egli dovea recarsi in Foggia, per concertar le cose in modo che tornassero in suo bene; però lo pregava a lasciargli libero il passo.
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