A ciò tennero dietro gazarre, baldorie, giostre, tornei, luminarie ed altri argomenti di pubblica gioja, che venne accresciuta da un indulto generale pubblicato dal nuovo re, nel quale si dava il permesso a tutti i banditi di rimpatriare.
Composto così il regno tutto, volse l’animo re Manfredi a fare spalla a’ ghibellini di Lombardia, di Toscana e della Romagna. A tale oggetto destinò suoi vicarî, il marchese Pallavicino, suo congiunto, in Lombardia; Giordano d’Anglone, conte di Sanseverino, in Toscana; e Percivalle Doria, nella Marca di Ancona; ai quali assegnò soldati e stipendî convenevoli. Per opera di costoro i guelfi furono da per tutto messi per la peggio. Venne fatto al marchese Pallavicino riportare una segnalata vittoria contro i Parmigiani, in quel campo stesso, in cui era stata data un gran disfatta a re Federigo imperatore, per cui Cremona, Pavia, Piacenza e Brescia si sottomisero a re Manfredi. Il conte di Sanseverino colle schiere tedesche ed i Senesi affrontò presso Montacino i fiorentini, venuti fuori ad assediar Siena e ne fece grande strage, oltre un gran numero di prigioni.
In questo era già arrivata in Germania la notizia d’essere stato Manfredi coronato in Palermo per la voce corsa d’esser morto Corrado II, ossia Corradino; però la regina vedova, madre di lui, e ’l duca di Baviera, spedirono un solenne messaggio a re Manfredi, per ismentir quella voce. Era il re in Barletta nel febbrajo del 1259, quando vennero a trovarlo quegli ambasciatori. Li accolse con somma onorificenza; e diede loro ascolto in pubblico.
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