Tosto dopo fece re Manfredi ritorno nel continente, ove, cessata ogni cura di guerra, tutto si diede alle lettere, a’ civili sollazzi e particolarmente al buon reggimento de’ popoli. Due fatti narra Matteo Spinelli dei quali ben si può argomentare quanto questo principe sia stato inesorabile nel volere eseguite le leggi. Nell’ottobre del 1260 venne il re in Foggia con gran seguito di cavalieri napolitani e grandi della sua corte. Un dì in presenza sua e di tutti, forse in seguito di alcun repetìo, un saracino, capitano della reale guardia, diede un pugno a Mazzeo Griffo, cavaliere napolitano, il quale non patì l’acciacco e rispose di rimbecco con un tempione che a colui fece grondar sangue dalle nari. A quell’atto i Saraceni ed i Napolitani diedero di piglio alle armi, e molti quindi e quinci ne furono feriti; finalmente i baroni, ch’eran presenti, li partirono. Quetato il subuglio, il re depose dalla carica il saracino ed ordinò, che quel temerario, che avea osato dare uno schiaffo in sua presenza ad un uffiziale, avesse mozza la destra. Quì s’interposero tutt’i signori della corte, dicendo esser duro render monco un cavaliere per vendetta d’un cane saracino. Non per questo poterono tor giù il re del suo proponimento: solo poterono ottenere, che gli fosse troncata la mano sinistra, invece della destra, come la legge prescrivea. Il domani il re chiese conto della salute del Griffo; ed essendogli stato risposto che, per lo spasimo dell’amputazione era per morire, mandò persone a visitarlo per parte sua, col dono di cento augustali.
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