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      Papa Alessandro alla prima proposizione fattagliene rispose: se essere pronto a pacificarsi con Manfredi, purchè egli restituisse i beni ai fuorusciti e cacciasse dal regno tutti i Saracini. Riferito ciò al re gli tornò in mente la favola dei lupi, che offrivan pace alle pecore a patto che bandissero i cani; e rispose, che lungi di cacciarli, volea raddoppiare il numero de’ Saracini. E ben si appose; perocchè non guari andò che venne a scoppiare la tempesta, che già da lung’ora s’addensava, e produsse finalmente l’estrema rovina di questo re, ed una lunga serie di calamità a questo regno.
      Le lunghe ed aspre lotte con re Federigo imperadore aveano fatto conoscere ai papi che gli anatemi avean perduto quasi del tutto la forza; e che senza il soccorso delle armi temporali avean avuto un bel dichiarare quel principe decaduto dal trono, ch’egli sempre più saldo e minaccevole vi s’era mantenuto. E comechè fosse venuto fatto a papa Innocenzio IV d’impedire che Corrado suo figliuolo, dopo la morte di lui, salisse al trono imperiale, malgrado la sua bolla e le sue scomuniche, non avea potuto torgli il regno di Sicilia; e se non era della morte, che troncò nel più bel fiore i giorni di quel principe, forse la contesa sarebbe in tutt’altro modo finita. Che se le interne dissidie aprirono momentaneamente a quel pontefice il varco, per entrare nel regno, Manfredi avea ben saputo rivendicar l’onore e l’indipendenza del regno. Per tali ragioni papa Innocenzio era venuto offerendo il regno di Sicilia ora a questo, ora a quel principe, per trarne il danaro necessario, per fare quegli armamenti, nei quali solo confidava.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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