Prima d’ogni altro si diresse a Riccardo conte di Cornuaglia, fratello di Arrigo III re d’Inghilterra, ch’era il più dovizioso principe di quella età, al quale offerì la corona di Sicilia, a patto ch’egli somministrasse il danaro necessario, per cacciar dal regno Corrado. Ma il conte appose tali condizioni al trattato, perchè il suo danaro non fosse sprecato invano, a danno del pontefice, che questi non andò oltre; per che quello disse: il papa mi vuole vendere a contanti la luna, a patto ch’io vi salissi a pigliarla.
XI. - Più facile a lasciarsi giuntare fu il re Arrigo suo maggior fratello, al quale papa Innocenzio fece l’offerta del regno in favore di Edmondo suo figliuolo, coll’espressa condizione, ch’egli desse il danaro, ed invece di recarsi all’impresa di Terra-Santa, come avea giurato, venisse in Italia a far guerra a Corrado e seco menasse tutti i crocesignati. Aderì lo sconsigliato re, diede al nunzio papale tutto il danaro che avea e quanto potè trarre altronde, e promise di continuare a darne quanto era mestieri per recare a fine l’impresa; al quale oggetto mandò al papa sue lettere patenti, nelle quali si obbligava a pagare ogni somma di danaro, con qualunque usura, che il papa avesse tolto in presto in suo nome; ed il papa ben se ne valse (487). Con tali mezzi levò papa Innocenzio lo esercito, con cui invase il regno.
Disfatto del tutto quell’esercito da Manfredi, papa Alessandro, seguendo le orme del suo antecessore, mandò per altro soccorso in Inghilterra, e per meglio illudere quel re, pel vescovo, che a tal oggetto colà spedì, mandò, come simbolo dell’investitura del regno, un’anello al principe Edmondo, che solennemente con quello ne fu investito.
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