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      Ma la fortuna s’era già dichiarata contro Manfredi. Mentre la sua e l’armata pisana davano opera a chiudere la foce, soprapprese da una tempesta, ebbero ad allontanarsi, lasciato imperfetto il lavoro; spinte dalla stessa tempesta le navi angioine s’accostarono a quel lido; Carlo su d’una saettia venne in terra; le navi, rimossi senza ostacolo gl’intoppi, entrarono nel Tevere, e quindi scesero mille scelti cavalieri, che Carlo avea menato in sua compagnia.
      XII. - Era allora morto Urbano IV, ed era stato esaltato Clemente IV, il quale alla nimicizia contro Manfredi e tutta la sua famiglia, che in quei tempi infelici era come addetta al papato, univa un particolare sollucheramento per la riuscita dell’impresa del principe francese, per esser nato suddito di lui (491). Carlo entrò in Roma fra gli osanna (492); e vi fu solennemente coronato re di Sicilia da quattro cardinali, destinati dal papa, addì 6 di gennaio del 1266. In questo, l’esercito angioino, superato ogni intoppo, era già arrivato in Roma, impaziente di correre alla conquista, che tutti ardentemente desideravano, per arricchirsi dello spoglio del regno; ned altro che tal cupidigia li movea. Lo stesso Carlo avea dovuto torre in presto assai danaro dei mercatanti romani, sulla promessa di dar loro grandi franchigie nel commercio del regno (493); e però, ricevuta la papale assoluzione di tutti i peccati, l’esercito invasore si diresse ai confini del regno.
      Re Manfredi, raccolte tutte le sue forze, era venuto a fermarsi presso Benevento, per aspettarvi il nemico.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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