Erano allora in Tunisi i principi Arrigo e Federigo, fratelli del re di Castiglia, i quali con una mano di soldati spagnuoli erano al servizio dell’africano re. A costoro si diresse da prima Corrado, mostrando loro miglior campo di fortuna esser per essi il venire a militare in Italia in favore di Corradino, dal quale, vincente, avrebbero ottenute ben altre ricompense, che non poteano sperare dal musulmano. Coloro, cupidi di ventura, accettarono il partito. Arrigo venne in Roma con una mano de’ suoi Spagnuoli, ove stette alcun tempo come a tutt’altro inteso, mentre operava per istraforo, sì che il popolo romano tumultuando gli conferì la carica di senatore di Roma, di cui spogliò il principe angioino. Giunto lo spagnuolo a quel posto, gittò la maschera e tutto si diede ad opprimere i guelfi, rilevare e riunire tutta la fazione ghibellina, e fare grande raccolta di gente e di danaro, per farne trovar copia a Corradino; al quale oggetto, se è da credere a Saba Malaspina, che certo non è imparziale, usò i modi più iniqui.
Corradino, incuorato dalle promesse di lui e degli altri Italiani di quella parte, raccolta una schiera di cavalli tedeschi, sicuro che il suo esercito si sarebbe ingrossato di tutti i ghibellini, in compagnia di Federigo duca d’Austria suo cugino, e senza far caso delle scomuniche e degli anatemi che papa Urbano fulminava per arrestarlo, s’avvicinava a Roma.
II. - Giunta in Tunisi la notizia di avere Corradino già varcate le Alpi, Corrado Capece e ’l principe Federico di Spagna, con dugento Spagnuoli, altrettanti Tedeschi e quattrocento Saracini, messisi in mare posero a Sciacca.
| |
Tunisi Arrigo Federigo Castiglia Corrado Italia Corradino Roma Spagnuoli Roma Corradino Saba Malaspina Italiani Federigo Austria Urbano Roma Tunisi Corradino Alpi Corrado Capece Federico Spagna Spagnuoli Tedeschi Saracini Sciacca
|