Ne’ campi di Tagliacozzo i due eserciti furono a fronte. Carlo divise l’esercito suo in tre schiere; la prima che occupava una pianura era composta de’ Provenzali e de’ guelfi romani, comandata da Giacomo di Gaucelm; il maliscalco di Carlo comandava la seconda, composta da tutti i mercenarî francesi, che si tenea dietro la prima sul declive de’ colli; lo stesso Carlo tenne sotto di sè da ottocento cavalieri francesi, che pose di qua dai colli fra boschi, come in agguato; la prima dovea correre all’attacco, la seconda dovea od impedire la disfatta o compir la vittoria, la terza era serbata per agire in alcun fortunoso momento.
In due file divise Corradino l’esercito suo. Erano nella prima gli Spagnuoli comandati dal principe Arrigo, i Lombardi da Galvano Lanza ed i Toscani dal conte Gerardo di Pisa; tutta gente provata e bellicosa. Componevano la seconda fila tutti i cavalli tedeschi. Tale era la sproporzione del numero tra’ due eserciti, che uom diceva che tutto l’esercito di Carlo non poteva tener la puntaglia contro una sola della schiere di Corradino; ma la disposizione dello esercito mostrava quanto il principe francese fosse miglior capitano.
Venutosi alle mani tra le due prime schiere, i Provenzali fecero invano ogni sforzo per disordinare i nemici; perocchè la reciproca emulazione addoppiava il valore degli Spagnuoli, dei Lombardi e de’ Toscani; intantochè dopo lungo e sanguinosissimo combattere quella prima schiera fuggì in rotta; accorsero i mercenarî francesi, nè fecero miglior prova; molti ne furono uccisi, molti fugati, molti presi, fra quali il maliscalco di Carlo; e Carlo stesso, che dalla vetta d’un colle stava a guardar la battaglia, la tenne del tutto perduta; perocchè rotte del tutto vedeva le due prime sue schiere; vedea la prima fila nemica ancor menar le mani; nè con soli ottocento cavalieri, prodi che fossero stati, potea stare a fronte di tutto lo studio dei cavalli tedeschi, non ancora entrati in mischia.
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