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      «Vidi io più volte, soggiunge lo stesso storico, quando il re od alcuno de’ suoi officiali veniva in qualche terra, pigliare a forza dalle case, non che i letti, ma i più meschini giacigli; e se i padroni osavano mandar fuori una sola voce di querela, oltre i ceffoni e le bastonate, di cui eran caricati, venivano carcerati, nè potevano uscirne se non a forza di denaro. Vidi gli officiali regî, col pretesto di aver bisogno di gente per la custodia de’ carcerati, che doveano condursi altrove, e per ispedir lettere o denaro, obbligare i cittadini a tali servizî, ed ismunger da essi denaro, per esentarneli.
      «Vidi spessissimo anche peggio. Coloro che erano spediti in qualche luogo, per riscuotere i tributi, chiamare alcuni de’ più facoltosi della terra, ordinar loro di pagare a contanti tutta la somma del tributo, per esigerla poi a ritaglio da’ tributarî; e, se si negavano, stretti i polsi colle manette, si mandavano in carcere e vi restavano fino a tanto che non aderivano o non si ricattavano con dare grosse mangerie all’esattore, il quale, liberati i primi, faceva lo stesso con altri, e poi con altri, finchè non restava nella terra alcuno da smungere.
      «Vidi di più. Se accadeva in qualche città un omicidio comechè il reo fosse noto, ed il giustiziere lo avesse carcerato, si faceva pagare alla città la multa di cento agostali, che la costituzione del regno infliggea nel caso di omicidio occulto. Denaro si traeva poi dal reo per liberarlo; e così la città era oppressa, il delitto impunito, il pubblico costume corrotto.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468