Carlo che, come senatore di Roma era incaricato dell’esecuzione d’una tal legge, stringeva con ogni maniera di privazione i cardinali latini; mentre i francesi gozzovigliavano co’ lauti desinari che loro faceva arrivare di soppiatto (512); ma venuto a morte in Viterbo papa Giovanni XXI, ivi stesso ebbe luogo il conclave; e, perchè ivi comandava uno degli Ordisi, i cardinali francesi non v’ebbero alcun vantaggio. Dopo sei mesi di lotta venne eletto Niccolò III romano, il quale, tosto come fu coronato, tolse a Carlo il governo della Toscana, ed una legge bandì, che indi in poi nissuna persona di regio sangue e non nata in Roma potesse aver la carica di senatore.
Era allora Carlo dato a fare grande appresto per la più vasta impresa ch’avesse egli mai concepita; la conquista dell’impero bizantino. A tale oggetto avea già in pronto quaranta conti, diecimila militi, un corpo numeroso di fanti; e trecento navi da guerra, e da trasporto erano raccolte ne’ porti di Sicilia, di Puglia, di Provenza, oltre all’armata de’ Veneziani, co’ quali avea stretta lega. Il fiore de’ cavalieri francesi avea voluto concorrere a tanta impresa; pronti erano cinquecento polledri destrieri de’ più belli che se ne trovavano nelle marescallie di Sicilia. Tutto quel formidabile appresto andò a voto per l’opera d’un sol’uomo.
VII. - Fra coloro, ch’erano stati cari a re Federigo imperadore era un nobile salernitano, Giovanni di nome, il quale, per esser signore dell’isola di Procida, veniva detto messer Giovanni di Procida.
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