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      Era egli stato un di coloro, in presenza de’ quali Federigo avea scritto il suo testamento, ed uno dei testimonî che lo aveano sottoscritto, e, per esser conventato in medicina, come tutti i nobili salernitani allora solevano, in quell’atto gli si dà il titolo di maestro. Non seguì già costui l’esempio del marchese di Bembourgh, di Pietro Ruffo e di Riccardo da Montenero, i quali, dopo d’avere anch’eglino sottoscritto il testamento del padre, fecero apertamente guerra al figliuolo. Messer Giovanni all’incontro si tenne sempre fedele a re Manfredi; ma, perchè uomo d’armi non era, in tutto il regno di quel principe e sotto la tirannide angioina, sino al 1279, la storia non fa cenno di lui (513). Perduta l’isola di Procida e quant’altro possedea di là del faro, s’era retratto in Sicilia, ove stette lunga pezza digrumando l’odio contro l’Angioino ed agguantando il destro di sottrarre la patria all’odiosissima tirannide di lui. Il destro finalmente gli si offrì; ed egli, sagace ed instancabile com’era, lo colse.
      Sedeva allora sul trono di Costantinopoli Michele Paleologo, il quale, per appagare la sua ambizione di regno, avea fatto accecare il legittimo imperatore Giovanni, ultimo de’ Lascari, pupillo a sua cura affidato, il cui padre Andronico avea raccattato l’impero, cacciatone Baldovino II, ultimo degli imperadori latini. Per quell’atroce delitto Michele era stato scomunicato dal patriarca Arsenio, ed in odio era venuto a molti e particolarmente al clero. Carlo d’Angiò aveva al tempo stesso conchiuso un trattato con Baldovino, al cui figliolo Filippo avea fidanzata la Beatrice sua figliuola, per mover guerra in nome di lui al Paleologo.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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