Lunga e sanguinosissima fu la battaglia; ma il Lauria, fatto buttar in mare un suo marinaro valente notatore, fe’ a lui forare il fondo della galea, sulla quale era il principe, il quale vistosi sul punto di annegare, lontano com’era dal lido, senza speranza di scampo, s’arrese con tutta l’armata. Solo l’ammiraglio tentò salvarsi colla fuga, ma sopraggiunto da una galea catanese, s’arrese anch’egli. Quaranta galee nemiche, il principe ed il fiore della nobiltà francese e napolitana vennero in potere dei Siciliani. L’ammiraglio ivi stesso chiese ed ottenne dal prigioniere la libertà della principessa Beatrice, sorella della regina, la quale sin dallo infelice caso del re Manfredi era stata da re Carlo custodita nelle prigioni di Napoli; ed ora rimessa in libertà venne ad accrescere lo splendore del trionfo.
Riferisce il Villani, che passando l’armata siciliana vittoriosa presso il lido di Sorrento, quei cittadini mandarono al Lauria un presente di frutta. Coloro che le portavano, saliti sulla capitana, si presentarono al principe che non conosceano, e, credutolo l’ammiraglio, gli dissero «Messer l’ammiraglio, goditi questo piccolo presente di Soriento e piacesse a Iddio che come hai preso il figlio, avessi anche preso il padre, e sappi che noi fummo i primi a fuggire.» Il principe a quei detti non potè tener le risa e rivolto all’ammiraglio disse: «Per Dio! costoro sono ben fedeli a monsignore il re» Nè sapea egli che in quel momento stesso, giunta in Napoli la notizia di quella disfatta, il popolo erasi dato a gridare «Muoja re Carlo!
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