Si diresse in quella vece all’assedio di Reggio; ma, perdutovi gran tempo invano, levatosene, si diresse in Napoli.
IV. - Giunto in Foggia, oppresso da tanti crepacuori, s’ammalò, ed addì 7 di gennaro del 1285 finì di vivere, lasciato il conte di Artois bailo del regno durante la prigionia del figliuolo. In quest’anno stesso gli tennero dietro al sepolcro papa Martino, il re Filippo di Francia, e lo stesso re Pietro. Strano esempio delle umane vicissitudini! Carlo comincia il suo ingiusto regnare fra lo splendor dei trionfi e le carezze della fortuna: dopo vent’anni finisce di regnare e di vivere oppresso dalle sciagure. Papa Martino, dopo d’avere versato a piene mani scomuniche ed interdetti contro i Siciliani e re Pietro, e suscitategli contro non che le armi di Francia, ma quelle dello stesso fratello di lui il re di Majorca, finì di vivere col cordoglio di vedere i Siciliani più ostinati di prima e ’l suo nemico più fermo sui troni d’Aragona e di Sicilia. Re Filippo, fidato sulla concessione del papa e sulle sue prepotenti forze, teneasi certo della conquista de’ regni di Pietro; al fin dei fatti vi perdè l’esercito, l’armata e la vita. Re Pietro che, da prima nicchiava ad avventurarsi all’impresa di Sicilia, ne vien padrone senz’altro stento che un prospero viaggio: scomunicato dal papa; bandita una crociata contro di lui; dato ad altri i suoi regni, si fa beffe de’ fulmini di Roma, trionfa da per tutto dei suoi nemici, e quando poi è in circostanza d’ottenere una stabile pace, muore e lascia ai figli in retaggio la guerra.
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