I principi aragonesi, comechè rispettosi si fossero mostrati per la chiesa romana, pure si facean forti sul dritto loro ereditario, ovechè gli Angioini, non avendone altro, facean valere la concession pontificia, e faceanla anche più valere i re di Francia, i quali erano già entrati nell’impegno di acquistar per tal modo l’Aragona e le altre provincie di quel reame. Laonde i romani pontefici, che ad ogni costo voleano allora sostenere il dritto di dare o torre a senno loro i regni, guelfi o ghibellini, che fossero stati, erano ostinatamente avversi ai principi aragonesi. Fu questa la ragione, per cui indi in poi quelle due fazioni vennero mano mano estinguendosi. E per la ragione stessa, quando re Giacomo, coronato appena, mandò in Roma Gilberto di Castellet e Bartolomeo di Neocastro suoi ambasciatori ad offrire al papa la sua obbedienza e chiedergli pace, papa Onorio, non che venisse ad alcuno accordo, rinnovò la scomunica già prima fulminata contro il re e scomunicò del pari il vescovo di Cefalù che lo avea coronato e tutti i prelati che aveano assistito alla funzione; e intanto ripigliò tutte le mene del suo predecessore per facilitare il ritorno degli Angioini in Sicilia.
II. - Il conte d’Artois avea già allestita una numerosa armata per invadere la Sicilia. Una parte di essa comandata da Rinaldo di Velino, giunse inaspettatamente ad Agosta addì 1 maggio 1285, e trovata la città senza difesa e quasi deserta, per esserne la maggior parte de’ cittadini iti alla fiera di Lentini, se ne fece padrone, e le navi tornarono in Napoli per portar nuova gente.
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