Colto l’un di essi, che siciliano era, in Agosta, sfuggì la meritata pena colla volontaria morte, dandosi capo nel muro.
Gli altri prigionieri furon tutti sparsi per le fortezze di Sicilia, e vennero poi ricattandosi con grosse somme di danaro. Tanto calea al conte d’Artois della libertà di Rinaldo Velino, che per lui diede in cambio al re l’isola d’Ischia.
III. - Fatto ardito da tante vittorie, re Giacomo con numerosa armata, sulla quale imbarcò le schiere terrestri, si diresse nel 1288 all’assedio di Gaeta; cammin facendo assediò il castello di Belvedere tenuto da un Rugieri di Sanginato, potente barone di quelle parti, il quale era stato prigioniero del re, ed avea ottenuta la libertà sulla promessa di non pigliar più le armi contro di lui, e per tener la promessa avea lasciato due suoi figliuoli in ostagio. Non per tanto, libero appena, avea con più pertinacia riprese le armi. Stretto d’assedio, avea sulle mura piantate le sue macchine per iscagliar pietre sulla tenda del re. L’ammiraglio Loria allora, piantati quattro remi innanzi la tenda, su vi pose i due figli di Rugieri, credendo così impedire quel trar di sassi; ma, sia che quei remi, mal fermi, fossero caduti per un gran vento che si mosse, sia che l’ostinato barone nulla curando il pericolo dei figli avesse continuato a tirar sassi a furia, i remi caddero e con essi uno dei pargoli estinto. Quel vento stesso portò tal copioso rovescio di pioggia che, mentre il castello era per arrendersi, perchè l’acqua v’era affatto mancata, gli assediati poterono non che dissetarsi, ma farne grandi provviste, e gli assedianti trovaronsi come in un pantano; onde fu forza al re levar l’assedio: ma prima di partire, mosso a compassione della disgrazia accaduta a quel barone, gli mandò libero il figlio superstite e ’l cadavere dell’altro involto in un ricco drappo di seta.
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