Pagina (880/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Avuta quella lettera, Federigo la trasmise al comune di Palermo, chiedendone il parere. La risposta reca veramente onore ai Palermitani e mostra non volgari essere le idee de’ Siciliani in quell’età. Lo avvertiscono in primo luogo a non fidarsi nella sicurtà promessagli dal pontefice; gli rammentano che i cittadini di Montefeltro e di Urbino, e tutti coloro che avean prese le armi per re Manfredi, dopo d’averle deposte con solenne promessa di perdono, furon tutti messi a morte. Pensasse alla costante inimicizia dei romani pontefici pe’ re di Sicilia; alle ingiuste guerre mosse all’imperator Federigo e al re Manfredi; alla morte di Corradino, che a loro deve accagionarsi; dacchè: Error, cui non resistitur, approbatur; ai sommi sforzi da loro fatti per cacciare il re Pietro e ’l re Giacomo da un trono loro legittimamente dovuto. Non si spaventasse del detto del pontefice, impossibile essere il pugnare contro Dio; chè Dio è sempre da quella parte, ov’è la giustizia. Nè vostro padre, soggiungeano, nè vostro fratello, nè voi, nè noi avremmo riportate tante vittorie, se Dio non fosse stato manifestamente per noi; siamo stati spesso un contro mille, e pure ne siamo sempre usciti vittoriosi, perchè Dio e la giustizia combattevan per noi (524).
      Nè contenti al solo scrivere, mandarono i Palermitani Niccolò Maida e i due giudici Pietro di Filippo, e Filippo di Carastono per maggiormente distorlo da quella gita. Ciò non per tanto Federigo volle andare, menando seco il gran cancelliere e ’l grand’ammiraglio.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Federigo Palermo Palermitani Siciliani Montefeltro Urbino Manfredi Sicilia Federigo Manfredi Corradino Error Pietro Giacomo Dio Dio Dio Dio Palermitani Niccolò Maida Pietro Filippo Filippo Carastono Federigo