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      Composto così l’ordine pubblico, il re salito sul trono, avendo a destra ed a manca i grandi del regno e di fronte i rappresentanti del popolo, dichiarò se esser pronto a correr qualunque rischio, a durar qualunque fatica per dare ai Siciliani sicurezza e pace; esser venuto il momento di metter alla prova l’amor suo pei Siciliani; avere re Carlo cinto d’assedio Roccaimperiale in Calabria, con animo d’aspettar lì l’esercito siciliano per venire a campal battaglia; e però chiedea intorno a ciò il parere del parlamento. Guerra tutti ad una voce gridarono: e ’l re mosse tosto da Palermo per Messina, onde prepararsi alla guerra.
      L’età, la bellezza, gli eroici sentimenti del re, i modi suoi tutti popolari, le preziose franchigie concesse aveano esaltato gli animi dei siciliani e spinto al colmo l’amore della nazione per lui. Termini, Polizzi, Nicosia, Randazzo e tutte le città, per le quali ebbe a passare, gareggiarono nelle splendide accoglienze e nelle dimostrazioni di giubilo: ma soprattutte si distinse Messina (526).
      II. - Messa celeramente in ordine l’armata, il re salitovi su, valicò il faro e corse a raggiunger l’esercito capitanato da Blasco Alagona, il quale avea già cinto d’assedio Squillaci. Forte era la terra per sito e per arte. Il re, fatto accostar l’armata, le chiuse la via del mare; e disposto intorno intorno l’esercito, fece da due forti bande guardare i due fiumi, che lambivan le alte rupi, sulle quali la città era posta. Gli assediati, che altronde non aveano onde trarre acqua corsero a respingere una di quelle squadre comandata da Matteo di Termini; ma ne furono con grave perdita respinti.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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