Per riparare il male, fece restituire tutta la roba presa; di quella, che non potè rinvenirsi, ne pagò del suo il prezzo, contentandosi della semplice assicurazione de’ Francesi: e, come molti di costoro erano stati uccisi nel conflitto, volle che per ogni Francese ucciso, fosse data la libertà a due di quelli, ch’erano prigioni sulle sue galee. E per fare che Pietro di Regibal, che avea comandato in quella fortezza, coll’avanzo della guarnigione avessero potuto con sicurezza ridursi a Napoli, fattili montare su d’una delle sue galee, li diresse al grand’ammiraglio, cui die’ notizia dell’accaduto, ordinandogli di mettere in libertà e consegnare al Regibal i prigionieri francesi in compenso de’ morti.
III. - Il grand’ammiraglio in ricever quella notizia e quell’ordine montò sulle furie, parendogli di figurare in ciò da spergiuro. Superbo ed intollerante com’era, invece d’obbedire, corse furioso a Cutrona, presentossi al re e, baciatogli appena la mano, disse esser noti al mondo i servizî da lui resi a’ re d’Aragona sin da che cominciarono a tenere il trono di Sicilia; ed esser noto del pari che in tutti gl’incontri incontaminata era sempre stata la sua fede. Francesi, Provenzali, Greci, Arabi, barbari, Mauritani, Spagnuoli ed altre nazioni lo avean sempre trovato leale nelle sue promesse. Aver egli conchiusa e giurata la tregua di quaranta giorni col Regibal, il quale, mentre riposava sicuro sulla fede da lui data, si vede assalito repentinamente, spogliato d’ogni suo avere, cacciato dalla piazza.
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