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      Il re piegossi, ma restò all’altro una gozzaja, se pure non avea già da alcun tempo prima covato il mal’animo. Ciò non per tanto rimbarcatosi tornò al soccorso di Rocca-imperiale; e il re vi si diresse per terra coll’esercito. Avutone lingua il conte di Monforte, non istette ad aspettarli e decampò.
      IV. - Liberata così quella piazza, il re volse le armi contro Sanseverino, ove comandava quel feroce arcivescovo, il quale fidando nella fortezza della città, preparossi ad una ostinata resistenza. E veramente così munita era la città, che vano sarebbe stato ogni sforzo per averla d’assalto. Ma il re, fatto difender le sorgenti, onde i cittadini attingean l’acqua, li ridusse in breve a chieder patti: la ferocia dell’arcivescovo sbaldanzì: si rese allo stesso partito del conte di Catanzaro e degli altri; solo potè ottenere di render la piazza dopo due mesi, se non avesse in detto termine avuto soccorso da re Carlo.
      Ciò fatto, venne il re sottomettendo tutto il paese sino a Rosano. Giunto avanti quella città, le intimò la resa. I cittadini negaronsi e si prepararono a gagliarda difesa. Il re die’ mano a devastare le loro campagne. La città spaventata da questo solo, senza venire ad altra prova aprì le porte.
      Intanto re Carlo, malgrado le vive istanze del conte di Catanzaro e degli altri, visto disperato il caso della Calabria, amò meglio abbandonarla, per restringer tutte le sue forze a custodire le spiaggie di Puglia: laonde scorsi i termini convenuti, tutta quella provincia venne di queto in mani del re.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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