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      Il re, nel ricever quel messaggio, stato alquanto sopra pensieri, chiamò i suoi capitani a consiglio, e tutti allibirono a quell’annunzio. Ma il re con volto sereno cominciò a riprovare la loro pusillanimità, dicendo che non sempre tutte le minacce recavansi ad effetto, massime ove siano inique. E quali iniquità, soggiunse, maggiori a quella d’allegarsi un mio fratello co’ nostri nemici e volger le armi contro di me e contro di voi, cui tanto deve. Ma, fate cuore; Iddio ci ajuterà: non è possibile che l’eterna giustizia protegga tanta iniquità. Però fu stabilito di ritornar subito in Sicilia, convocare il parlamento e sentirne il parere.
      Con tale intendimento, lasciato Blasco Alagona suo vicario per continuar la guerra in Calabria, il re venne a Messina e convocò il parlamento, designando la città di Piazza per luogo della sua riunione.
      V. - Intanto il grand’ammiraglio, trovato già sciolto l’assedio di Rocca-imperiale, drizzò le prore alle spiaggie di Puglia. Posto piede a terra colla sua gente innoltrossi sino a Lecce, ed assalitala nel cuor della notte, gli abitanti poterono appena scappare ignudi, lasciando preda dei Siciliani tutto l’aver loro, che fu trasportato alle navi. Carico com’era, si diresse il Loria ad Otranto. Le mura ed ogni maniera di munizione n’erano stati demoliti sin dai tempi del re Manfredi; que’ cittadini, furono presi da tanto timore all’apparire dell’armata siciliana, che senza oppor difesa o chieder patti s’arresero. E il grand’ammiraglio trovatone il sito opportuno, tornò a fortificarla, e lasciatovi presidio, si diresse a Brindisi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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