Joinville scontrossi corpo a corpo col Lauria. Prodi ed esperti nell’armi, com’eran del pari, lunga pezza si batterono senza vantaggio dell’uno o dell’altro. Finalmente il francese alto levò la mazza per accoppare il siciliano: questi trattogli di punta, gli fe’ un profonda ferita nel volto. Non ne morì: chè anzi vie più inferocito, per istringere maggiormente il nemico, die’ di sproni al destriero, il quale, focoso come era, mise un salto, cadde e nel risorgere traboccò dal ponte, ed una col cavaliere fu assorto nei vortici del fiume. In questo sopraggiunse una banda d’arcieri siciliani, i quali cominciarono dalla sponda a saettare i Francesi, questi scuorati dalla perdita del capitano, perdute le speranze di cacciare i cavalieri siciliani dal ponte, vistisi anzi in pericolo di perirvi senza difesa, si volsero in fuga: ma pochi camparono. Molti nella confusione caddero dal ponte, ed anche più ne furon fatti prigioni.
VI. - Ottenuta quella vittoria, il grand’ammiraglio tornò al campo co’ suoi. Ivi gli giunse un messo del re che ordinavagli di ritornar tosto in Sicilia per assistere al parlamento. Giunto in Messina, quel frate, che avea portato il messaggio del re Giacomo, gli ricapitò una lettera dello stesso re, nella quale gli raccomandava di fare ogni opera perchè seguisse l’abboccamento al quale avea invitato già il fratello: ed egli che forse naturalmente inclinava più dalla parte del maggior fratello che del minore, particolarmente dopo il fatto di Cutrona, accettò volentieri lo incarico, e si die’ a persuadere i baroni e i sindici de’ comuni del vantaggio dell’abboccamento proposto fra’ due fratelli.
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