Pagina (899/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Se ora viene il re d’Aragona ad attaccar la patria loro adottiva ed ei la difendono, non per questo potrebbono chiamarsi traditori. Traditori bensì saranno coloro, che si negano a pigliar le armi e seguirmi per la difesa della patria.» Così fra gli applausi generali l’adunanza fu sciolta, il re fe’ ritorno in Messina e ’l messo di re Giacomo si partì.
      VII. - Intanto posavan le armi. Solo un attacco ebbe luogo tra cinque galee siciliane che a difesa stavano dell’isola d’Ischia e nove grosse barche napolitane, delle quali cinque fur prese e quattro fuggirono: di che re Carlo ebbe tale onta, che ne fe’ impiccar per la gola i quattro comandanti. Ma le politiche mene continuavano. Re Giacomo chiamò a se, ignorasene il perchè, il grande ammiraglio: e questi, avuta la lettera, suggellata, com’era, presentolla al re. Apertala e lettone il contenuto, il grand’ammiraglio cominciò a promettere che avrebbe fatto opera per distorre re Giacomo dal proponimento. Corrado Lanza, cognato di lui approvò la proposizione; il re, non che diegli licenza, ma gli permise di portar seco due galee per provvedere di viveri e di munizioni i suoi castelli di Loria e Badulato in Calabria. Ma quando si fu partito, gli emuli suoi cominciarono a soffiar negli orecchi del re che il Loria erasi secretamente buttato dalla parte di re Giacomo, ciò che altronde, ove si ponga mente ai fatti antecedenti ed a quelli in appresso seguiti, non pare improbabile. Fatto fu che ritornato egli e presentatosi al re in Messina, nel volergli baciar la mano, il re sdegnosamente la ritirò, cominciò a rimproverargli il tradimento e conchiuse ordinandogli di rendersi prigione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Aragona Messina Giacomo Ischia Carlo Giacomo Giacomo Lanza Loria Badulato Calabria Loria Giacomo Messina