Quindi per dare un sicuro ricovero dell’armata nell’imminente inverno, si diresse re Giacomo a Siracusa, il cui vastissimo porto era ben da ciò. Ivi giunto, sbarcato l’esercito, la città fu cinta d’assedio. Comandava la guarnigione Giovanni Chiaramonte, il cui valore rese sempre vani tutti gli sforzi dei nemici. Invitato ad un colloquio dal re Giacomo, negossi. Scoperto che alcuni preti congiuravano per consegnare una delle torri al nemico, li fe’ impiccare. Ciò non per tanto Buscemi, Sortino, Palazzolo, Ferla e Buccheri terre senza difesa, popolate per lo più di contadini, volontariamente s’arresero: ma que’ di Buccheri ivi a pochi giorni tornarono all’obbedienza del re. Vi fu spedito per sottometterli il conte di Urgel con iscelta mano di fanti e cavalieri. I terrazzani, traendo vantaggio dall’esser la terra posta sur una ripida altura, a furia di soli sassi respinsero con grave perdita gli assalitori; ma poi quella plebe senza capi, che ne avessero diretti i movimenti, presa da timore che il nemico fosse per tornare con maggiori forze, la notte stessa abbandonò la terra, senza che il nemico avesse pensato più a riprenderla.
Il re, per trovarsi più da presso della città assediata, erasi fermato in Catania. Intanto Giovanni Barresi, comechè di antica famiglia siciliana, tradì la causa comune, unissi agl’invasori e seco trasse le sue terre di Petraperzia, Naso e Capo d’Orlando. La ribellione della prima parve di gran momento, per esser posta nel cuore del regno. Vi accorse una banda di Catalani per depredare la terra (giusta pena del suo delitto), carichi di bottino ritornavano all’esercito, quando assaliti da Blasco Alagona nel cuor della notte, presso Giarratana, caddero tutti in suo potere.
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