Ciò non però di manco la perdita della battaglia di Capo-d’Orlando, portò seco gravissime conseguenze. Per essa fu rotto quel prestigio, per cui i Siciliani teneansi invincibili; onde molti presi da paura cominciarono a pigliar quel partito che credean più sicuro; molti si lasciaron sopraffare dalle minacce; e molti ancora furon sedotti da Rugieri di Loria che tante dipendenze avea in quelle parti. Però, comechè Randazzo, ove diresse le sue forze Roberto duca di Calabria, avesse con fermezza resistito, Castiglione, Roccella ed altre delle terre prima possedute da Rugieri a lui volontariamente si resero, e lo stesso avrebbe anche fatto Francavilla, se non fosse stata tenuta in freno dal castello, che stavale a cavaliere e da Corrado Doria teneasi.
Da Randazzo passò il duca ad assediare Adernò, e l’ebbe senza resistenza. Quindi si diresse a Paternò. Vi comandava il conte Manfredi Maletta gran camerario del regno. Era stato costui iniziato nella prima sua gioventù dall’imperator Federigo, cui era caro, negli ameni studî e nelle filosofiche discipline. Il Re Manfredi avealo altamente onorato e promosso. La regina Costanza ed i figliuoli di lei, non che tenerlo caro, rispettavanlo qual padre. Vecchio erasi ritirato nella sua terra di Paternò e vi filava giorni tranquilli tra gli agi e gli studî, quando ivi accostossi il duca di Calabria coll’esercito. Non sarebbe stato da maravigliare, se in quella età e svezzato da gran tempo dalle armi avesse reso senza resistenza la terra: ma fece orrore la ingratitudine di unirsi ai nemici, di che ebbe poi il dovuto merito, con finire gli ultimi giorni suoi nell’estrema indigenza.
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