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      Vizzini e Buccheri vennero ugualmente nelle mani del nemico. La prima per opera di Giovanni Callaro che da Vizzini era, e fatto prigione non guari prima nella battaglia navale, volle ricattarsi con quel tradimento; l’altra di per se. Espugnate furono Chiaramonte ed Aidone: ma Piazza difesa da Guglielmo Calcerando e Palmeri Abate, rese vano ogni sforzo del nemico. In questo un Virgilio Scordia da Catania, da una mano indettavasi col duca di Calabria per ribellare quella città, dall’altra mostravasi tutto pronto a spargere il sangue pel re, il quale tanta fede ebbe in lui, che, avendo una volta Blasco Alagona, che comandava nella città ed era entrato in sospetto del tradimento, avvertito il re a non fidarsene, n’ebbe risposta «Amo meglio perder la città, che macchiar l’onore di Virgilio sospettandolo traditore.» Per che l’Alagona lasciò il comando della città, e in di lui vece l’ebbe Ugone de Empuriis. Ma non guari andò che il traditore Scordia, unitosi ad un Napoleone Caputo, ribellarono la città, il cui esempio seguirono Noto, Buscemi, Palazzolo, Ferla e finalmente Ragusa.
      Papa Bonifazio si tenne allora tanto sicuro che la Sicilia sarebbe in breve ritornata sotto il dominio di re Carlo, che spedì suo legato in Catania il cardinal Gerardo di Parma per cooperare colle sue insinuazioni all’impresa, e scioglier la Sicilia dall’interdetto, tosto che fosse sommessa. Al tempo stesso re Carlo, venuto in poter suo la maggior parte della città e terre del Val di Noto, volle compir l’imprcsa con una nuova invasione del Val di Mazzara.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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