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      Il conte di Marsico affrontò la schiera de’ baroni siciliani, in cui trovò tale intoppo che il principe, lasciato l’Alagona e gli Almogaveri, di cui facea poco caso, corse in ajuto di lui. Vi fu in quel momento uno che preso da paura consigliava il re a ritirarsi; il re gli rispose «Io ho giurato di spender la vita in questa guerra. Se voi od altro traditore volete ritrarvi, la via è aperta.» Ed in questo dire fatto spiegare il suo stendardo, spronò il cavallo ed entrò nella mischia colla sua schiera. Rinfrescata così la battaglia, i nemici sorpresi dal vedersi circondati dai Siciliani, in maggior numero che e’ non credevano e comandati dal re stesso, cominciarono a disordinarsi. Il re ferito nel volto e nella mano, combatteva con animo così risoluto che accresceva il coraggio dei suoi, la confusione dei nemici. In questo, Alagona ordinò agli Almogaveri di avventarsi ai nemici e metterne a morte i cavalli: ed eglino eseguirono l’ordine con tal furia che nella confusione uccidevano anche alcuni de’ cavalli siciliani. Il principe di Taranto scontrossi con Martino Perez-de-Ros, e senza conoscersi l’un l’altro vennero alle mani. Dopo lungo pugnare, venne fatto al Perez di abbracciare il nemico e dargli un urto, onde cadde, e gli restò sotto; e già, tratto il pugnale, era per ferirlo. Il principe allora temendo, non la morte, ma il morir per mano plebea, si palesò. Sorpreso Perez tenne il colpo e chiamò Alagona, che lì presso era, il quale ordinò a due Almogaveri di metterlo a morte per vendicare il sangue di Corradino: ma in quel momento apparve, su d’una vicina altura un’altra banda nemica, e accennava di venire in soccorso dei suoi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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