Pagina (926/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Fatta la sfida, Loria rispose non esser ancora presto a combattere. Maggiormente ingalluzziti per ciò, i siciliani andarono ad aspettare l’armata nemica nell’isola di Ponza. Mentre che colà erano, sopraggiunsero in Napoli (nè per una densa caligine dell’aria poterono avvedersene) le dodici galee ch’erano in Catania, ed otto genovesi della fazione Grimaldi, nemica di Doria.
      Mosse allora l’ammiraglio Loria dal porto di Napoli per attaccare con forze doppie i Siciliani, i maggiorenti de’ quali, visto il numero delle galee nemiche, vennero fra loro a consiglio. Palmeri Abate disse non esser prudente avventurar l’armata, sulla quale era appoggiata la speranza del regno; aver fatto a bastanza per l’onor loro, provocando il nemico ed obbligandolo una volta a ricusar la battaglia; esser suo parere ritornare in Sicilia. Il solo Eustazio gli rispose che non s’erano eglino mossi per fuggire, come i delfini, avanti i legni nemici; che il numero maggiore di costoro non facea caso; perocchè i Napolitani non oserebbero venire con essi alla prova: e conchiuse con dire «Se alcun v’ha fra noi, che teme il cimento, è meglio che si ritiri prima della battaglia.» Abate che in piccolo corpo chiudea un gran cuore, messo in punto da quel detto, rispose «Ebbene; combattiamo e tosto vedrassi quanta ragione hai di dirmi codardo.» E in questo dire saltò sulla sua galea, e l’armata preparossi al combattimento. Ma le cinque galee genovesi amaron meglio goder lo spettacolo da lontano e si ritrassero; onde restaron le ventisette galee siciliane a combattere contro sessanta delle nemiche: pure combattevano lunga pezza con gran cuore.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Loria Ponza Napoli Catania Grimaldi Doria Loria Napoli Siciliani Abate Sicilia Eustazio Napolitani