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      Il solo Eustazio, che tanto avea bravato, visto ogni cosa perduto, fuggì; e sei altre gli tennero dietro. Le restanti vennero tutti in potere del nemico. L’ammiraglio Doria colla sola sua galea resistè gran tempo, finalmente il Loria fece accostare a quella un brulotto acceso. L’ammiraglio siciliano, per non perire tra le fiamme, s’arrese. Loria, che mancava di generosità quanto abbondava di coraggio e di austuzia, salito su quella galea, fece tagliar le mani e cavar gli occhi ai balestrieri genovesi, che sopra vi erano, e con tanta bravura aveano difeso quel legno.
      Lieto fu oltremodo re Carlo di quella vittoria. Sperava egli che avendo nelle mani i più illustri fra’ baroni siciliani, avrebbe di leggieri potuto in alcun modo guadagnarli, onde pel mezzo loro a lui si dessero le terre e castella da loro possedute in Sicilia. Ma vane riuscirono le minacce, le preghiere, le offerte: tutti stettero saldi. Finalmente alcuni ne rimandò in Sicilia, sulla speranza che narrando essi le cortesie loro usate da lui, venissero ad attutire l’odio de’ Siciliani. Di tal numero fu Palmeri Abate, il quale, imbarcato su d’una delle galee che Ruggieri Loria dovea ricondurre in Catania, nel viaggio si morì delle riportare ferite. Il suo cadavere fu onorato dagli stessi Francesi, dai quali fu orrevolmente tumulato nel duomo di Catania.
      Ben diversa fu la sorte del grand’ammiraglio Corrado Doria. Minacciato da Loria di metterlo a morte, se non gli restituiva il castello di Francavilla, rispondea, non suo, ma del re essere quel castello.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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