Allora, per piegarlo, gli venne negato il vitto. Era per morir crudelmente di fame e di sete. Ma avutane lingua il re, amò meglio perdere il castello, che l’ammiraglio, e per suo ordine Francavilla fu cessa.
VII. - Al tempo stesso per tradimento d’alcuni, che dentro vi erano, ribellarono i castelli di Asaro, Regiovanni, Aci e Delia, ma tornarono alla obbedienza del re prima che i Francesi avessero potuto munirli.
Il duca di Calabria intanto, visto che di poco frutto erano state le armi per sottomettere i Siciliani, volle tentare vie più dolci. Però dispose che l’ammiraglio Loria, portando seco il cardinal di Parma, venisse discorrendo le spiaggie di Sicilia e spargendo per tutto bolle e monitori. Giunto all’altura d’Agosta, rammentossi il Loria di essere in quella spiaggia una grossa terra posseduta da Errigo d’Incisa, il quale, fatto prigione nella battaglia di Ponza, era stato trasportato in Catania, vi rimandò una delle sue galee per portare quel barone e il denaro di che avea mestieri. Ritornava a vele gonfie quella nave col prigione e ’l danaro: ma, incontrata da una galea siciliana fu presa; onde quel barone, acquistò inaspettatamente la libertà e ’l danaro di Loria. Costui, fatto inutilmente gran parte del giro, venne alla spiaggia di Termini; ove, tenendosi sicuro, preso terra con alcuni dei suoi galeotti e soldati, si die’ a vagare per quelle campagne. Soprappresi dai conti Manfredi Chiaramonte ed Ugone de Empuriis tutti vi restoron presi o morti, tranne lui, ch’ebbe la sorte di rincantucciarsi in una casipula, onde sbucato al dilungarsi di quella schiera, tornò alle navi.
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