Per ricattarsi in alcun modo sorprese Taormina e trattone i pochi arredi che trovò nelle case (che i cittadini al suo avvicinarsi erano riparati con quanto aveano di più prezioso nel castello di Mola che sta sopra la città), si ridusse in Catania.
Tornato allora il duca al pensiero delle armi, mandato prima il Loria nelle spiagge di Puglia ad acquistar frumento ed altri viveri, di che abbisognava l’esercito, e provvedutone le città del Val di Noto, ch’erano in poter suo, tolta con se la maggior parte delle sue galee, prese a costeggiare la spiaggia che giace a mezzogiorno di Catania, con animo di venir devastando le campagne, e tentar di soprapprendere alcune delle città littorali. Collo stesso intendimento il Loria con pochi altri legni si diresse alle parti settentrionali.
Il duca, tentato inutilmente l’assalto di Siracusa e di Scicli, era giunto alla spiaggia ove un dì sorgea Camerina, e Loria trovavasi a Brolo, quando una furiosa tempesta levossi il giorno stesso in quelle due opposte spiaggie. Ventidue delle galee del duca perirono. Egli stesso potè a gran ventura riparare nel porto di Pachino, onde quetato il mare, fe’ ritorno in Catania. Pochi, fra’ quali Guglielmo di Gudur eletto arcivescovo di Salerno, cancelliere del duca, perduto quanto aveano, si ridussero finalmente in Ragusa. Loria, sia per lo minor numero dei legni o la maggior perizia, sia che men furiosa fosse stata la tempesta, perdè solo cinque galee. Quindi navigò verso Palermo, ove secretamente abboccatosi con Blasco Alagona, per indurlo a fare entrambi ogni opera, perchè si venisse alla pace, ritornò anch’egli in Catania.
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