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      Colse il momento Ruggieri e levò le ancore. Le sue navi correano verso il faro. Avvistosene Loria, fece ogni sforzo per correr loro sopra, ma il vento e il mare in quello stretto infuriavano in modo, che se si fosse attentato di muoversi, invece di nuocere a’ Siciliani, avrebbe perduto tutte le sue galee; onde, senza poterlo impedire, sotto gli occhi suoi le navi siciliane entrarono a golfo lanciato in Messina.
      Ma la morte di Blasco Alagona, accaduta in quei giorni trafisse l’animo del re e dei Siciliani, più che qualunque altra calamità. D’allora in poi di nissun’altro volle il re fidarsi per iscortare le salmerie di frumento che d’ora in ora facea giungere a Messina, e ne prese egli stesso il carico. Anzi per consumare quanto meno potea nel lungo tragitto, era egli il primo a dar l’esempio della massima frugalità nel vitto: a segno che una sera, ch’ebbe a posare in Tripi, non altro ebbe a cena, che due piccoli pani di orzo e poco vino, che uno della comitiva a caso trovavasi avere in un fiasco ordinario.
      Volle una volta entrare egli stesso in Messina; ma inorridì al lacrimevole spettacolo, che offriva per tutto quella città. Volti scarni, luridi ed estenuati dalla lunga inedia; nobili matrone, che, dimenticato ogni decoro, andavano attorno accattando il pane, uomini venuti meno di fame sulle pubbliche vie, donne che sostenevano nelle scarne braccia i loro pargoli, che si sforzavano invano a trarre alcuno umore dalle inaridite mammelle delle madri.
      Il re, trafitto l’animo, pensò allora di trarne tutta quella gente che non era atta alle armi e trasferirla ne’ luoghi ove il vivere era meno scarso.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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