Il re imbarcatosi coll’esercito, si diresse a quella volta, ma giunto a Stromboli ricevè l’infausta notizia d’esser morto l’imperatore. Corse a Pisa, ove Arrigo avea riunito lo esercito, per cercare di trarne alcun ajuto: ma vi trovò scuorati i ghibellini, sbandati già i soldati. Riprese la via di Sicilia: sofferta in mare una furiosa tempesta, che l’obbligò a salvarsi in Sardegna, venne finalmente in Trapani.
Giunto in Sicilia il re, convocò nel giugno del 1314 il parlamento in Messina e vi fece prestare omaggio all’infante don Pietro suo primogenito; e bandì per tutta Sicilia ch’egli da quel momento ripigliava il primiero titolo di re di Sicilia (530): venendo così a cancellare l’articolo del trattato di Caltabellotta, per cui il regno era a lui conservato per la sola sua vita.
In questo, re Roberto con grandi forze sbarcò nella spiaggia presso Castell’a mare del golfo, e, corrotto con doni Raimondo Bianco, che tenea il castello pel re, ebbe la terra. Il Bianco credendo d’essere a tutti ignoto il suo tradimento, presentossi al re, il quale lo fe’ tosto impiccare con tre dei suoi.
Re Roberto, ottenuto quel vantaggio, passò a cinger d’assedio Trapani. Il re da Castrogiovanni, ove trovavasi allora passò in Castronovo, e quindi spedì una forte banda di soldati sotto il comando di suo nipote Ferrando, figliuolo del re di Majorca, a stanziare a San Giuliano, onde impedire ai nemici di spandersi per quelle campagne e devastarle. E si die’ al tempo stesso a raccorre gente da tutte le parti, scrivendo per ciò lettere premurose a tutti i comuni del regno.
| |
Stromboli Pisa Arrigo Sicilia Sardegna Trapani Sicilia Messina Pietro Sicilia Sicilia Caltabellotta Roberto Castell Raimondo Bianco Bianco Roberto Trapani Castrogiovanni Castronovo Ferrando Majorca San Giuliano
|