De’ cavalieri e de’ fanti assai ne eran morti di disagio, assai ne erano passati al servizio del re; de’ cavalli, tra morti e venduti da’ cavalieri stessi, non ne restava alcuno nell’esercito.
IV. - Coll’avanzo delle sue forze re Roberto fe’ ritorno la Napoli. Re Federigo venne in Palermo. Spirata appena la tregua, corse ad assediare Castell’a mare del golfo e l’ebbe. Mandò Roberto un’armata di trentadue galee per soccorrerlo; ma questa giunta alle spiagge di Milazzo, saputo la caduta della piazza, ritornò in Napoli. Nell’agosto di quello stesso anno 1316 venne ad invader la Sicilia Tommaso Marziano conte di Squillaci con grand’oste. Assediò prima Marsala, e per la valida difesa di Francesco Ventimiglia conte di Geraci non fe’ frutto. L’armata allora andò ad ancorarsi nella spiaggia di Castellamare, e il conte coll’esercito, avanzatosi entro terra, venne sino a Salemi; recidendo da per tutto gli alberi, dando fuoco alle biade, demolendo i molini e le case, che gli si paravano innanzi, e sì facendo, accostossi a Castelvetrano, a Borgetto e quindi giunto a Castellamare, imbarcato l’esercito, scese nella spiaggia di Palermo e diede il guasto a tutte le campagne nei dintorni di S. Giovanni dei Leprosi, ove recise i celebri palmizi, ch’erano stati la delizia degli emiri saracini, pei quali tanta cura avea l’imperator Federigo. Partitosi quindi, venne per mare a Messina, e fatto lo stesso guasto in quelle campagne, andò via.
Convocato nel dicembre di quell’anno il parlamento in Palermo, il re espose la necessità di apprestare un’armata di ottanta galee, per impedire simili correrie.
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