Sparsasi al far del giorno in città tale notizia tutto il popolo v’accorse in arme. Per impedire che i sollevati avessero potuto estendersi in città, il castello fu chiuso da un nuovo muro, ed intanto apprestaronsi le macchine per demolire gli antichi bastioni, i quali per esser di creta, cominciarono ad andar giù. I congiurati, visto di non poter tenere a lungo quel castello, comechè altre galee fossero sopraggiunte per recar loro ajuti, vennero a patti, e fu loro dato di andarne liberi.
Quelle galee sulle quali imbarcaronsi, venute all’altra spiaggia di Sicilia, presero terra fra Terranova ed Alicata. La gente che sopra vi era corse di notte sino a Butera, saccheggiò la terra, e, fatto subito ritorno alle navi si partì.
In questo tempo venne a morire in Avignone papa Giovanni, e fu esaltato Benedetto XII, di che il re fu assai lieto; perchè il nuovo pontefice erasi fin allora mostrato suo amico. Per lo che, da una mano ordinò che non più si eseguisse l’interdetto in Sicilia, dall’altra spedì ambasciatori al nuovo pontefice Ugieri di Virzoto, Nicolò Loria e lo stesso Nicolò Speciale che lasciò scritta la storia di quest’età. Ma sin dalla morte di re Carlo I d’Angiò la politica della romana corte era tornata alla costante nimicizia co’ re di Sicilia. L’alto animo e la gran potenza di quel re, minacciando l’indipendenza del governo pontificio, avean fatto sorgere fra’ cardinali una fazione a lui avversa. Lui morto, i suoi successori, ridotti al solo possedimento delle provincie napolitane furono necessariamente ligi dei papi.
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