Quest’isola sulle coste di Affrica era stata conquistata da Rugieri Loria, e d’allora in poi era restata feudo del regno di Sicilia. Gli abitanti stanchi delle vessazioni di quel governatore avean mandato alcuni di loro in Sicilia per chiedere giustizia al re: ma il governatore avea degli amici in corte; onde coloro nulla poterono ottenere: per lo che ebbero ricorso alle armi e chiamarono in ajuto il re di Tunisi. Il re, che poche forze potea in quel momento staccare dalla Sicilia, e forse poco curava un’isola lontana, dalla quale nissun profitto traea, vi mandò con poche navi e poca gente Raimondo Peralta suo congiunto. Venne fatto a Peralta di sconfiggere gli assalitori e penetrar nel castello; e già gl’isolani intimoriti eran per chieder pace e sottomettersi, quando, sopraggiunte dodici galee genovesi e quattro calabresi, s’impadronirono dei pochi legni siciliani, tranne tre galee che erano ite a provveder acqua, e vendute a’ Mori le macchine, le munizioni e le armi che Peralta avea portato ed ancora non erano riposte nel castello, si partirono. Peralta ebbe la sorte di ritornar solo in Sicilia. La guarnigione del castello, abbandonata, tenne quel forte altri due anni e mezzo e finalmente s’arrese.
X. - Correa in questo l’anno 1337. Addì 28 aprile il re venne in Palermo ed il comune presentollo di due grandi vasi d’argento. All’avvicinarsi dell’estate mosse per Castrogiovanni, ove solea passare la calda staggione. Prese la via di Termini: giunto in Resuttano, ove allora non era il villaggio, gli s’infierirono i dolori della podagra e della chiragra, cui andava soggetto.
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