CAPITOLO XXXVII. Principii del regno di Pietro II. Dissidii de’ baroni. - II. Bando del conte di Modica. - III. Congiura contro il conte di Geraci: sua morte. - IV. Breve letizia e nuove disgrazie. Invasione del regno. - V. Nuovi intrighi de’ Palici. Napolitani cacciati. - VI. Legati del papa per la pace. Impresa di Lipari. - VII. Agitazioni del Regno. Macchinazioni de’ Palici rivolte in loro danno. Altra invasione.
I. - Re Pietro, accaduta appena la morte del padre, ne diede avviso al comune di Palermo, e due giorni dopo con seconda lettera rispose alla istanza fatta da’ Palermitani di seppellirsi in Palermo il morto re, dicendo che la distanza, le cattive strade, le gravi cure del regno in quel momento nol comportavano: che intanto era stato sepolto in Catania finchè lo stato del regno avesse consentito ad eseguirsi in ciò la volontà di lui. Ma le gravi perturbazioni accadute in appresso non fecero mai più pensare a ciò; da che, non sì tosto ebbe il re chiusi gli occhi, che la bilancia dello stato, non più tenuta in bilico dal saldo suo braccio, cominciò rapidamente a trabboccare da quel lato, cui naturalmente inclinava. I baroni eran divenuti trapossenti. Grandi in vero erano stati i servizî da loro resi allo stato in tutta quella guerra; ma grandi del pari ne erano state le ricompense di feudi e baronie, e più grande ancora la loro ambizione: intantochè nessun di loro pativa uguali, ognuno anzi a mal’istento teneasi minore dello stesso re. E comechè tutte le istituzioni e la politica del morto re fossero state dirette a dare forza alle leggi, a frenare i soprusi e ad elevare il popolo a maggior dignità ed importanza; pure lo stato di guerra era ben favorevole a’ baroni, nelle cui mani era la forza pubblica.
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