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      Mentre un giorno ambi i conti cavalcavano per la città, con gran codazzo d’armati, come portavano i tempi, incontratisi, il conte di Modica ordinò a’ suoi di assalire il nemico, il quale, abbandonato da’ suoi, vi restò ferito la testa, ed ebbe a gran ventura campar la morte dando di sproni al cavallo, mentre quello del conte di Modica, che volea eseguirlo inciampicò.
      II. - Tutto ferito, com’era, il conte di Geraci, presentossi al re chiedendo giustizia. Non era Federigo uomo da tollerare simili soprammani; però di presente bandì dal regno il conte di Modica: ma questi ritrattosi alla sua contea ed ivi afforzatosi, preparossi a resistere a qualunque attacco. Il tribunale della gran Corte allora ed i baroni lo condannarono alla perdita degli stati e della vita, come ribelle. Ma egli consigliato dagli amici suoi e dalla stessa regina Eleonora, che secretamente lo favoriva, senza aspettare l’esercito, che il re accogliea per assalirlo, cesse di queto gli stati suoi e tornò a rifuggirsi presso l’imperatore Lodovigo, il quale fece ogni opera per rimetterlo in grazia del re, cui scrisse pressanti lettere, nelle quali pretendea di avocare a se la decisione delle contese fra i due conti, per essere il Chiaramonte principe dell’impero: ma il re, comechè gran bisogno allora avesse avuto dell’amicizia di quello imperatore, non lasciossi piegare. Erasi allora conchiuso un matrimonio tra il figliuolo dell’imperatore ed una figliuola del re. Parve all’imperatore quello un bel destro di fare ritornare in Sicilia il Chiaramonte, destinandolo suo ambasciatore, per isposare per parte del figlio la principessa e menarla in Germania: ma avutone lingua il re, istigato dal conte di Geraci, ordinò di non riceverlo in qualunque spiaggia di Sicilia fosse per approdare.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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