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      I Geracesi, saputa la morte del conte, apriron le porte al re. Lo stesso fecero le altre terre di quel conte. Tutte le figlie ed i figli di lui ivi presi furon chiusi in varii castelli. Immensi tesori furon trovati nel castello di Geraci.
      Il conte di Capizzi, fatto senno della disgrazia del conte di Geraci, volontariamente dimise al re gli stati suoi, ed ottenne così d’andare immune. Venuto alle spiagge di Termini, vi si imbarcò e si ridusse in Napoli.
      IV. - Lieto re Pietro d’avere in poco d’ora disfatti due così potenti baroni, ritornò come in trionfo in Catania, ove per colmo di gioja addì 4 febbraro di quello stesso anno 1338 gli nacque il primogenito Luigi, che fu battezzato in quel duomo. In quella lieta circostanza quel re concesse a Catania il privilegio di fare immuni i cittadini di essa del dovere di somministrare allogio, letti ed arredi al re ed a tutto il suo seguito (535): peso in cui in quell’età andavan soggetti i popoli in tutte le monarchie d’Europa, grave in se stesso e reso poi intollerabile dai soprusi di coloro che stavan sopra ciò.
      Ma breve fu la durata di quella letizia. L’anno appresso venne a morte l’infante Guglielmo duca d’Atene fratello del re, lasciando erede di quelle provincie e di tutti gli stati posseduti in Sicilia Giovanni suo fratello, marchese di Randazzo. Fu il suo cadavere trasportato in Palermo e chiuso nello stesso avello dell’imperator Federigo.
      A questa disgrazia tenne dietro una invasione del regno. Federigo d’Antiochia ed Alduino Ventimiglia figliuolo dell’estinto conte di Geraci, rifuggiti presso re Roberto, lo animarono a fare un grand’armamento contro la Sicilia, e quello, fattolo e datone il comando a Carlo di Artois suo figliuolo naturale, in cui compagnia erano, oltre a molti nobili napolitani, l’Antiochia e il Ventimiglia, lo diresse in Sicilia.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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